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Dr. Sergio Formentelli

Gli impianti in zirconio


Estetica, privi di metallo, biocompatibilità. Questi i punti di forza.

Gli impianti ceramici non sono una novità.

Sono stati studiati per primi dal prof. Sami Sandhaus dell'Università di Losanna (nella foto a destra).

 

Si trattava del CBS, presentato nel 1963 alla comunità intenazionale.

Il materiale ceramico utilizzato era l'ossido di allumina, e si è rivelato nel tempo troppo fragile e soggetto a rotture.

 

Lo stesso si può dire del suo successore, l'impianto di Tubinga: la struttura, sempre in ossido di allumina, tendeva a rompersi dopo una decina d'anni.

Questo impianto (nella foto a sinistra) aveva un altro enorme difetto: un contatto osseo molto ridotto, e un conseguente elevato numero di insuccessi nella fase iniziale.

 

Lo zirconio è un materiale molto più elastico dell’ossido di alluminio e quindi meno soggetto a rotture.

La tendenza delle case costruttrici è quella di progettare impianti monocomponenti, eliminando il fattore di rischio della rottura della componentistica.

 

Questa tendenza pone però delle nuove difficoltà, consistenti nella protezione dell'impianto dai microvimenti nella fase iniziale di ostreointegrazione.

 

Lo zirconio è, in prospettiva, il materiale ideale per gli impianti. 

Oggi però occorre limitarne l'uso ad alcune precise situazioni cliniche, che sarà cura del vostro implantologo individuare.

 

Nel nostro studio, dopo una analisi delle caratteristiche e della geometria degli impianti in zirconio presenti sul mercato, abbiamo scelto White-Sky della tedesca Bredent.

 

Adesso forse la domanda più importante:  ma quanto costano?

 

A parità di protesi, il costo è assolutamente identico ad un impianto convenzionale in titanio.

Abbiamo sicuramente un costo superiore per l'impianto in sè, ma non abbiamo costi aggiuntivi per la componentistica implantare e la seconda fase chirurgica di scopertura dell'impianto.